Dr. Gianluca Bocchi

Biografia

Sono nato e cresciuto in un ambiente culturale stimolante dove scienza, letteratura ed arte hanno sempre convissuto in armonia. La mia è una famiglia di medici e di farmacisti da cinque generazioni, appassionati cultori di storia e di storia dell’arte, collezionisti per vocazione. Io solo ho deciso di dedicarmi interamente all’arte affrontando la difficile sfida di abbracciare lo studio, la ricerca e il mercato, nella convinzione che possano convivere arricchendosi reciprocamente.

Sono membro dell’Associazione Italiana Antiquari (A.A.I.) con sede a Firenze, della Federazione Italiana Commercianti d’Arte (F.I.M.A.) con sede a Milano e della Confederazione Internazionale delle Associazioni d’Arte e Antiquari (C.I.N.O.A.) con sede a Bruxelles.

Opero come ricercatore indipendente e come storico dell’arte dedicandomi allo studio e alla valorizzazione della pittura di natura morta italiana dei secoli XVII e XVIII.

Sono stato autore e curatore con Ulisse Bocchi di quattro volumi interamente dedicati alla pittura naturalistica in Italia: Naturalia. Nature morte in collezioni pubbliche e private (1992), Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo (1998), Pittori di natura morta a Roma. Artisti stranieri 1630-1750 (2004), Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750 (2005).

Nel 2020 ho scritto con Ulisse Bocchi la monografia di Carl Borromäus Andreas Ruthart, pittore polacco di lingua tedesca e cultura olandese, attivo in Italia nella seconda metà del XVII secolo.

Sono autore di articoli su riviste specializzate, di saggi e di schede di catalogo per mostre, collaboro con Soprintendenze, Musei e Fondazioni.

Storia di una Passione

La decisione di dedicare la mia vita professionale al mercato e allo studio della pittura di natura morta in Italia nacque a metà degli anni Ottanta del secolo scorso nell’ambito di un percorso di ricerca avviato insieme a mio padre Ulisse, raffinato conoscitore e collezionista. Ho iniziato frequentando sin da giovane storici dell’arte come Carlo Volpe, Mina Gregori, John T. Spike, Luigi Salerno e Federico Zeri, quest’ultimo impegnato a coordinare il lavoro di una quarantina di studiosi per i due volumi sulla natura morta italiana pubblicati da Electa nel 1989.

La mia fu una scelta dapprima istintiva, poi sempre più ragionata, sulla scorta di una precisa esortazione dello stesso Federico Zeri e di quelle rivelazioni confidenziali che lo studioso romano amava dispensare a coloro che lo frequentavano, quando riconosceva a celebri antiquari internazionali il merito di avergli insegnato moltissimo sui generi pittorici minori e sulle cosiddette arti applicate, o decorative.

Il campo della natura morta si rivelò quello ideale, perché la destinazione privata della produzione pittorica di naturalia aveva comportato una loro dispersione secolare che solo il mercato poteva restituire nel tempo, agevolando un lavoro conoscitivo altrimenti ostacolato dalla limitatezza delle raccolte museali.

Avevo ben chiara la realtà composita di coloro che da sempre si interessavano del mondo dell’arte antica, così come la presenza di personalità non inquadrabili nel semplificato binomio studioso-commerciante che il sentire comune elevava al rango di figure preminenti e al contempo antitetiche, l’una depositaria di una conoscenza quasi sacrale dell’arte, l’altra del mercato, spesso inteso come fenomeno deteriore cui negare il giusto valore di diffusione culturale. La storia e le cronache narrano di figure di mercanti illuminati, di grandi collezionisti, di conoscitori dall’occhio formidabile, di semplici amatori, di esperti di vario tipo, tutti provvisti di specificità non trascurabili, delle cui doti ritenni utile cercare di fare tesoro per apprendere da ciascuna il meglio che poteva offrire.

Il mio intento fu da subito quello di creare una figura professionale nuova, che si muovesse nel mondo dell’arte in qualità di storico, di critico e di mercante, in un’ottica sinergica e al contempo ufficiale, trasparente e intellettualmente onesta. Ho sempre creduto indispensabile mettere a confronto esperienze differenti e stabilire rapporti di collaborazione con tutti coloro che sono parte attiva nel mondo della storia dell’arte, dagli studiosi ai collezionisti, dai restauratori ai tecnici della diagnostica, dai mercanti a coloro che con ammirevole diligenza indagano negli archivi storici.

Ritenni quindi di coniugare lo studio e la ricerca con le grandi opportunità di conoscenza offerte dal mercato, in un’ottica di specializzazione rivolta alla natura morta che nasceva spontanea in chi veniva da studi medico-scientifici, dove l’affinamento delle competenze specifiche è da sempre un obiettivo primario.

Da allora la mia passione è andata crescendo, ho continuato a ricercare e ad acquistare nature morte applicandomi all’approfondimento conoscitivo delle scuole italiane e dei loro maestri, guidato da un approccio metodologico di tipo scientifico, per quanto possibile empirico, sempre basato sul dubbio, sul confronto iconografico, sul controllo delle fonti, degli antichi inventari e della storiografia antica e recente.

Il progredire delle conoscenze comporta per chiunque una revisione continua delle proprie posizioni ma, se ciò è ormai assodato in tutti gli ambiti del sapere scientifico, non trova sempre facile applicazione in campo umanistico e artistico, dove talune tesi mantengono spesso una loro validità più in virtù del prestigio di chi le ha sostenute che della loro effettiva valenza. Questo fenomeno, unito alla mancanza di adeguati controlli, spiega bene gli errori grandi e piccoli che la letteratura ha continuato a tramandare anche nel campo della natura morta.

Come effetto del grande lavoro di catalogazione dei pittori di natura morta del Seicento e del Settecento coordinato da Federico Zeri nel 1989, il mondo dell’arte italiana ha visto un eccezionale fiorire di studi su questo genere pittorico, al punto che le conoscenze sono migliorate di più negli ultimi decenni che in tutti i secoli precedenti. Resta ancora moltissimo da capire e da rinvenire, perché i nomi dei pittori tramandati dalle fonti sono estremamente scarsi rispetto al numero di dipinti conosciuti; per converso, non si sa ancora nulla della vita e delle opere di molti artisti minori che troviamo citati negli antichi inventari allegati agli atti di successione.

Desidero continuare anche negli anni a venire le mie ricerche sui pittori di natura morta italiana, gratificato dai risultati raggiunti e conscio che il loro conseguimento lo devo anche alla fattiva collaborazione di moltissimi studiosi, ricercatori, collezionisti, curatori di musei, soprintendenti e operatori commerciali che nel tempo hanno gradatamente apprezzato e condiviso la mia impostazione professionale.